Nonostante i milioni di euro che la riforma approvata con la legge di stabilità 2016 ha portato alla RAI, anche l' ultimo bilancio del 2020  relativo al 2019, ha registrato un importante disavanzo che viene sempre e comunque risanato dal socio pubblico, il Ministero dello Sviluppo Economico e quindi lo Stato, quindi noi cittadini.

Ognuno può rilevare come sempre più l' emittente si contraddistingua per i suoi prodotti commerciali, tradendo di fatto la mission a cui è preposta e, come in questo sbandamento, sempre più si affidi a produzioni e collaborazioni esterne, come altri network delle medesime dimensioni.

Peccato che le forze numeriche e le capacità tecniche utilizzate nel confronto siano alquanto sproporzionate: infatti tra il bilancio RAI e quello di network di pari dimensioni, si possono evidenziare alcune differenze molto profonde ed incomprensibili.

Per esempio, il numero complessivo dei dipendenti della RAI è quasi il triplo del network preso a riferimento, il quale riesce a sostenere il costo complessivo del personale, pur dichiarando  ricavi complessivi superiori di circa il 10%.

Inoltre balza agli occhi l' enorme differenza tra le voci che compongono i ricavi dei rispettivi bilanci.

La RAI dichiara ricavi  per 2.655, 5 milioni di euro provenienti per il 68% dal canone, per il 23%  dalla pubblicità e per il 9% da altri ricavi.

Messa a confronto con il network di pari dimensioni si può notare come i ricavi di quest'ultimo pari a 2.893,6 milioni di euro, siano costituiti per ben l' 88% da introiti pubblicitari.

Non ci risulta che ci siano però sostanziali differenze tra gli spazi utilizzati per la  pubblicità in entrambi i palinsesti.

Sorgono dunque spontanee alcune domande:

  • Per quale motivo il cosi detto servizio pubblico ci impone una quantità così rilevante di pubblicità dal momento che l' apporto economico è ridotto rispetto alle necessità di bilancio?
  • Perché, nonostante il numero di dipendenti ( quasi 13.000 ), la RAI necessita di collaborazioni e di acquistare prodotti audiovisivi da società esterne?
  • Per quale motivo strapagare i diritti format e trasmissioni nate e sviluppate attraverso propri mezzi, strutture e personale e che anche per merito di questi hanno potuto avere il successo registrato?
  • Perché si continua a rincorrere auditel e share invece di ottemperare al compito fondante che i nostri padri costituenti le avevano affidato e cioè di comunicare obiettivamente, arricchendo l' informazione di contenuti ed insegnamenti?
  • Per quale motivo, nonostante la proposta sia sul tavolo da molti anni, non si proceda ad una privatizzazione di due reti a cui affidare la parte commerciale, mantenendo per una il piano informativo e ricalibrando il canone?

E per il momento ci fermiamo qui.

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