Nei primi anni ’80 del secolo scorso, in Italia esisteva una sola emittente televisiva: la RAI. I primi tentativi di costruire nuove emittenti, le cosiddette TV commerciali, si scontrano con la resistenza della TV pubblica e con la scarsità di mezzi tecnici a disposizione: la Corte Costituzionale nega la possibilità di trasmettere ad altri, motivando la sua decisione proprio con la scarsità di canali disponibili.

Nel frattempo, però, cominciano a levarsi le prime voci, di semplici cittadini ma anche di partiti politici, che iniziano a criticare il monopolio RAI, considerandolo lesivo del diritto fondamentale dei cittadini ad un’informazione pluralistica e libera da qualsiasi condizionamento.

In provincia di Vicenza, l’appello viene lanciato dalle frequenze dell’Emittente Regionale Veneta, una radio libera di Marostica che diffonde il suo accorato appello in favore della libertà d’informazione e inizia la sua battaglia contro il monopolio RAI.

 

Il 20 ottobre 1983 nasce ufficialmente il Comitato per una Libera Informazione Radio Televisiva che intende utilizzare la disdetta del canone come arma di pressione nei confronti della politica al fine di ottenere una fruizione dell’etere anche da altre voci e di un rispetto delle pluralità da parte della RAI.

Il suo messaggio si diffonde in fretta, e raccoglie vasti consensi. Allo stesso tempo, anche altri soggetti , in questo caso politici, proseguivano la battaglia per la disdetta del canone, tra essi il Partito Radicale che suggeriva addirittura la chiusura dei canali di stato.

Purtroppo, la grande confusione di soggetti e metodi mortifica, se non il nobile scopo che tutti perseguono, quantomeno i risultati: molte disdette infatti vengono ritenute, a torto o a ragione, irregolari e la RAI ingiunge il pagamento dei canoni e degli arretrati e i ricorsi e le opposizioni ai provvedimenti tutti o quasi respinti o annullati.

Solo all’inizio degli anni 90, una volta compresa e confermato dall’Agenzia delle Entrate l’iter corretto, i dirigenti del tempo hanno intrapreso il percorso che passo dopo passo ha portato il CLIRT nelle stanze della Commissione Europea a Bruxelles .

Non solo la Commissione ha ritenuto ricevibile la petizione promossa dal CLIRT unitamente al Deputato Europeo Bizzotto Dott.sa Mara, ma ha ritenuto di mantenere aperta la discussione e si è riservata, dopo opportuni approfondimenti di fornire le proprie conclusioni che riteniamo non saranno particolarmente favorevoli alla RAI così come è attualmente strutturata.

Non sappiamo ovviamente cosa ci riserva il futuro, sappiamo comunque che il CLIRT anche attraverso un necessario cambio generazionale, sappia sempre tenere salda la barra sulla rotta che deve condurre la nostra emittente di stato ad una informazione senza condizionamenti politici, economici e di auditel.

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