Nella legge di stabilità 2016 il governo ha voluto inserire un profondo cambiamento alla riscossione del canone televisivo trasformandolo definitivamente in un’imposta. A seguire tutte le norme e leggi che l’hanno preceduta .
Con Sentenza n. 284/2002 infatti la stessa precisava che “Il cosiddetto canone di abbonamento alle radioaudizioni e alla televisione, benché all’origine apparisse configurato come corrispettivo dovuto dagli utenti del servizio riservato allo Stato ed esercitato in regime di concessione, ha da tempo assunto, nella legislazione, natura di prestazione tributaria, fondata sulla legge, (…). E se in un primo tempo sembrava prevalere la configurazione del canone come "tassa", collegata alla fruizione del servizio, in seguito lo si é piuttosto riconosciuto come imposta, facendo leva sulla previsione legislativa dell’art. 15, secondo comma, della legge n. 103 del 1975, secondo cui il canone é dovuto anche per la detenzione di apparecchi atti alla ricezione di programmi via cavo o provenienti dall’estero”.
Ora, ad ogni modo, la decisione diviene chiara e definitiva.
Il testo della legge dispone l’eliminazione del termine utilizzo e la conservazione del termine detenzione nell’articolato normativo, e quindi sancisce l’obbligo da parte di chi “detiene” comunque un televisore, anche inutilizzato di pagare la cifra indicata per il sostentamento del servizio pubblico (RAI).
L’aspetto più incisivo della riforma, infatti, riguarda la presunzione di detenzione, in quanto la riforma ha esteso i casi di presunzione di detenzione aggiungendo all’antenna televisiva anche la fornitura di Energia Elettrica. Il semplice fatto dell’esistenza di una utenza elettrica ad uso domestico, in un immobile ad uso abitativo nel quale vi sia la residenza di un nucleo familiare farà presumere la detenzione di un apparecchio televisivo e, come conseguenza, l’obbligo di pagare il canone televisivo.
L’ulteriore novità riguarda anche il modo con cui avverrà il pagamento. L’utente dovrà provvedere al pagamento del canone in forma rateizzata nella misura di 10 euro al mese, somma che sarà inserita all’interno della bolletta.
Altro aspetto importante della riforma, quanto meno per quanto riguarda i nostri soci, riguarda la possibilità di disdetta del canone. La legge di riforma esclude, a partire dal 1° gennaio 2016 la possibilità di richiedere la suggellazione dell’apparecchio televisivo (la c.d. disdetta), da parte di chi, pur detenendolo non intendano più utilizzarlo. La normativa approvata il 23 dicembre scorso dalla camera dei deputati e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 30 dicembre concede, unicamente a coloro i quali non siano detentori di apparecchio televisivo, di comunicare al gestore elettrico ed all’ Agenzia dell’Entrate attraverso un’autocertificazione la non detenzione dell’apparecchio e quindi richiedere la propria esclusione dal pagamento del canone.
Va precisato che la legge si preoccupa di sottolineare che tale disdetta, in quanto posta in essere con una autocertificazione, in caso di dichiarazioni non veritiere potrà portare a sanzioni penali.
Per cercare di recuperare il 30% di evasione, causata dall’ oggettiva impossibilità alla verifica dell’utilizzo e dall’incongruenza dei costi da sostenere per questa operazione da parte degli organi di stato preposti, si è arrivati a limitare ulteriormente la libertà individuale di chi poteva scegliere se utilizzare o meno un bene in suo possesso, obbligandolo a pagare o a liberarsi della televisione che poteva tenere sigillato, per un periodo indeterminato per poi magari decidere di riutilizzarlo pagando l’imposta relativa.
Il tutto ovviamente senza minimamente curarsi di quelli che sono le vere contraddizioni di un servizio definito pubblico ma che di pubblico non ha più niente, e senza tenere in nessuna considerazione quelli che riteniamo essere i ”diritti acquisiti” di disdettanti similmente a quelli sbandierati per “servitori dello stato” in pensione, come consiglieri regionali, deputati e senatori o per alti funzionari pubblici, le cui pensioni ed emolumenti sono stati sfiorati da provvedimenti di calmierazione.
Un’azione legale contro il provvedimento può essere richiesta in prima istanza solo da ogni singolo disdettante, iniziando un procedimento dall’esito incerto, come tutti i procedimenti giudiziali, che potrebbe portare, in caso di sconfitta, al pagamento degli arretrati e magari di sanzioni.
La nostra Associazione ovviamente non ha nessuna intenzione di mettere in difficoltà i suoi associati ma nemmeno accettare supinamente le decisioni a nostro parere vessatorie di una normativa utile unicamente a chi vuole mantenere un controllo politico sul servizio pubblico e continuare a finanziare una struttura tanto elefantiaca (12.000 dipendenti ) quanto famelica (quasi un miliardo di euro di stipendi) che esternalizza praticamente tutto facendo gravare sui contribuenti anche i relativi costi “accessori” (vedi Festival di San Remo).
Per cui Il Consiglio ha dato disposizione all’ufficio legale di analizzare la riforma e di individuare tutti i settori di intervento e tutte le iniziative più utili che potranno essere perseguite a tutela dei diritti dei soci e della libertà che da sempre la nostra Associazione vuole tutelare e garantire.
Altro fronte che il Comitato ha intenzione di aprire è quello che chiameremmo ”Istituzionale”.
Il Clirt nei prossimi mesi si adopererà presso altre realtà associative e politiche di tutti gli schieramenti che si dimostreranno sensibili alle tematiche e disponibili a confrontarsi anche pubblicamente, fornendo il proprio contributo alla costruzione di una proposta che consenta innanzi tutto una definizione condivisa di servizio pubblico e quindi un progressivo ma radicale cambiamento della sua mission e del suo progetto industriale.
Le idee e le proposte possono essere tante e se i soci vogliono contribuire possono farlo contattando i nostri uffici. Tra le varie ipotesi, certamente interessante si presenta quella che vorrebbe adottare il modello inglese della BBC, prevedendo un canale solo informativo e culturale, senza pubblicità, finanziato dal contributo del cittadino e uno o più canali finanziati dalla pubblicità ma, per questo, non gravanti sulla tasca dei contribuenti. Ma questa è solo una delle idee su cui si può lavorare.
Nei prossimi numeri vi metteremo al corrente dei progressi fatti e di chi ci ha supportato nella nostra nuova iniziativa. Inutile dire che oggi molto più di ieri sarà necessario essere uniti ed avervi al nostro fianco per appoggiarci, magari anche solo attraverso la firma su una petizione o la partecipazioni a conferenze o convegni.